Ricordi d’infanzia tra Ghirla e Mondonico

Lo so, questa mattina avrei potuto e dovuto fare delle ripetute in pista per prepararmi bene alla Jackpot Run di venerdì; avrei potuto e dovuto defaticare per poter correre bene un 5000 m in pista domani a Rovellasca; avrei potuto e dovuto riposare per gareggiare questa sera a due competizioni a cui avevo promesso di esserci… ma questa mattina c’era proprio un bel sole e passare il mio giorno libero in pista o a riposare non mi andava proprio. E allora via ad allenarsi in posti nuovi o di cui non avevo più memoria.

Piazzo la macchina a Ghirla (VA), in fondo alla Val Ganna, e di corsa costeggio il lago illuminato dal sole percorrendo la ciclabile deserta che riporta a Ganna. Poi su di corsa lungo i ripidi tornanti come ciclista verso il paesello di Mondonico. Si sta di un bene con quel venticello che mi accarezza il volto sudato. Mi diverto nell’ammirare il panorama che più si sale e più spazia per le valli dell’alto Varesotto cercando di riconoscere i paeselli o le cime in cui sono già stato. M’innamoro di una ragazza che cammina al bordo della strada e nel tornante successivo già me la sono dimenticata. Un falco plana silenzioso. Una vecchia seduta sulla sua bianca sedia mi guarda alzando il bastone in segno di saluto. E sono le prime casette del paese dove l’asfalto lascia il posto a piccole e strette stradotte ciottolose.

Due cicloamatori venuti su da Bedero Valcuvia mi salutano per nome (conosceranno il mio blog) mentre ammiro il panorama da questo balcone naturale. E penso a quanti angoli di paradiso la nostra provincia è in grado di donarci. Mi addentro sempre di corsa per qualche scalinata. La chiesetta è aperta e dal portone saluto il buon Gesù e la sua e la mia Madre chiedendo una benedizione per me e per gli altri amici podisti. Poi a perdermi tra i sentieri sconosciuti del bosco e ritrovarmi con l’aiuto del GPS. La discesa è una goduria nella sua alternanza di sole ed ombra con la cattedrale naturale del Poncione di Ganna a padroneggiare sopra la mia testa.

E poi… ecco tutto d’un tratto… inaspettato… quello sbuffo di vento capace di alzare il telo messo lì chissà da chi a coprire antichi ricordi. E lo sbuffo di vento è stato per me un cervo volante venirmi incontro con tutta la sua maestà, fiero, fino ad appoggiarsi sulla mia canottiera per poi rivolare via quasi rendendosi conto di aver risvegliato qualcosa. Erano anni che non ne vedevo più uno. E subito ricordi d’infanzia riaffiorano da qualche cassetto della mia mente. Scampagnate in bici e primi allenamenti vicino a casa quando imbattersi in questi strani coleotteri era cosa giornaliera. Ed i ricordi iniziano a rincorrersi a volte felici e a volte malinconici. E mi perdo in essi risvegliandomi quasi d’improvviso sul bordo del Lago di Ghirla. Aumento l’andatura per lasciarmi alle spalle il vespaio dei ricordi passati. Voglio correre forte fino alla macchina ma a 1 km da essa intravvedo una spiaggetta deserta. Frenata brusca. Via calze, scarpe e canotta e dentro nell’acqua a gustarsi il sfruscio delle onde sulle gambe. Mezzoretta spaparanzato al sole e poi macchina e casa.

… e dire che c’è ancora un pomeriggio libero ed il sole sembra non essersi ancora stancato di lasciarci i suoi raggi…

 

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14 Risposte a “Ricordi d’infanzia tra Ghirla e Mondonico”

  1. Dal tuo racconto mi vien quasi voglia di scappare dal lavoro e andare a correre da quelle parti…
    Sei un grande!!!

    Ci vediamo presto 🙂

  2. Si vede Matteo che sei uno spirito libero. Chi riuscirà ad acciuffarti?

    E nel pomeriggio che altra avventura hai fatto???

  3. Mitico Teo!
    Ultimamente ti stai allenando spesso in montagna. Se domenica andavi a fare l’Armeno-Mottarone vincevi a mani basse!!!

    Non sono mai andato in questi posti che hai descritto però grazie al tuo racconto prima o poi andrò ad ammirarli… ovviamente non di corsa. Troooopppa fatica eh eh

  4. Veramente bei posti Marco ed Elisa.
    Cosa ho fatto nel pomeriggio Betta? Tra le varie cose mi sono allenato facendo dei cambi di ritmo.
    Ci vediamo

  5. Ahinoi Teo… devo dedurre che è scattata l’opzione tifoso anzichè quella di partecipante nel 5000 metri? Quasi quasi anche a me viene voglia di raccontare le bellezze del tartan, il rumore ovattato delle chiodate che si conficcano sul manto rosso, il respiro affannoso degli ultimi metri di gara, i pensieri che ti corrono nella mente, le emozioni che si provano nel battere un avversario ostico o il tuo vecchio Personal Best, l’angoscia e l’agitazione dei secondi prima dello sparo, la grinta della volata, il sapore del sangue in gola e la voglia di dire “gente, se mi volete battere ok, ma dovrete sudare come non mai”, la liberazione finale dopo settimane, mesi e anni di duri allenamenti sempre su quegli odiati/amati 400 metri…….. …stessa squadra, diversissimi modi di vivere questo bellissimo sport. Bravo Matteo, almeno mi aspetto un tifo tale da colmare il tuo vuoto in gara. Un saluto, grande uomo!

  6. Voi dell’Atletica Palzola siete tutti da sposare!
    Siete forti, atletici, umili, gentili, allegri, fuori di testa e sapete vivere appieno la passione della corsa.
    Grandissimi e un gran complimento anche al vostro presidente Fabrizio Casagrande che Matteo nei suoi racconti ci ha fatto conoscere
    🙂

  7. Ciao Matteo, sono io il cicloamatore che ti ha salutato su a Mondonico.
    Almeno una volta al mese passo da quel paesino salendo da Bedero per poi gustarmi, come hai fatto te oggi, il panorama.
    Ogni tanto faccio qualche gara di corsa e poi sono un affezionato del tuo blog. E’ per questo che noi ciclisti ti conosciamo.
    A vederti correre sei uno spettacolo. Un vero atleta con l’animo libero e lo spirito pulito.
    Poi sono arrivato a casa e la prima cosa che ho detto a mia moglie è stata: oggi ho incontrato Matteo Raimondi…

  8. Ma tanto per sapere Matteo, quanta gente ti conosce…?
    Sei forse l’uomo più conosciuto di Lombardia e Piemonte…
    E se così fosse te lo meriti appieno.
    Grandissimo!!!!
    Oggi sono passato alla Decathlon chiedendo di te ma come ho potuto leggere era il tuo giorno libero.

  9. Ciao Matteo, da tapasciona,non conosco le emozioni di cui parla Max….ma conosco bene quella sensazione che si prova quando si corre da soli nel verde di un bosco, in riva a un fiume (per me) o a un lago (per te)….è qualcosa di veramente magico!

  10. Va beh non è che mi alleno sempre in pista eh! 🙂 a volte i lunghi li faccio nei boschi e ti dirò che lo trovo rilassante (se non ho un ritmo da tenere), ma il richiamo dell’anello rosso……………

  11. Grande Max! Anche a me piace l’atmosfera delle gare in pista ed ieri sera tifandoti a Rovellasca ho provato un bel po’ di nostalgia di queste gare, della tensione prima della gara, del riscaldamento alle 22.00 o 23.00 di notte, degli amici che ti dettano i passaggi…
    Dai che prima di settembre ne farò qualcuna.

    Silvia, ti saluterò il mitico presidente Fabrizio.

    Carlo allora spero di rivederti in qualche altro paesello della nostra provincia.

    Ma va la Francesco che non sono mica conosciuto come dici. Grazie comunque.

    Grandissima Robertina! La corsa è una fonte inesauribile di emozioni!

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