Intervista a Marco Gazzola

Dal sito di Action Magazine ecco l’intervista a Marco Gazzola realizzata da Mirko Mottin.

Chi è Marco Gazzola?
Marco Gazzola è una persona semplice, alla buona, nostrana, con la passione dei viaggi, dell’avventura, della montagna

Quanto anni hai?
Ho 41 anni

Ti senti più svizzero o italiano?
Mi sento svizzero-italiano (infatti sono ticinese), ma chiaramente per ragioni di lingua e cultura mi considero molto, molto Italiano

Sei fidanzato o sposato?
Felicemente fidanzato

Qua è la tua vacanza ideale?
Mi piace il viaggio abbinato alla pratica sportiva. Quindi gare su più giorni alla scoperta di luoghi e paesi nuovi, con culture, usanze e costumi diversi da quelli che conosco

La tua carriera sportiva in breve.
Fin da giovane ho praticato sport. I miei genitori mi hanno dato la possibilità di provare diverse discipline. Calcio, judo, ciclismo, tennis e l’hockey su ghiaccio, che ho praticato fino a 25 anni. Tra i 15 e i 20 anni, durante i mesi estivi correvo e partecipavo alle gare di corsa in montagna. Terminata la “carriera” hockeystica mi sono appassionato alla montagna e all’alta quota, quindi all’alpinismo. A 35 anni ho alleggerito l’abbigliamento e l’equipaggiamento, per poter raggiungere più cime in minor tempo e soprattutto a passo di corsa. Nel 2007 ho aperto il “cassetto dei sogni”, e c’era la Marathon des Sables, vi ho partecipato (13° assoluto, ndr) ed è scoccata la scintilla per le gare-avventura

Quanto e come ti alleni durante la settimana?
In settimana faccio uscite di 1h-1h30′. D’inverno corro in pausa pranzo, mentre d’estate esco alla sera. Durante il weekend, invece, faccio uscite di diverse ore per raggiungere qualche cima e per scoprire nuovi luoghi. Spesso combino la corsa con la bicicletta. Pedalo fino ai piedi di qualche montagna, e poi raggiungo la vetta con le scarpette

Come ti alimenti nella vita di tutti i giorni e durante le gare?
Non ho una “dieta” particolare, anzi mangio ciò che mi piace. Sono una “buona forchetta” e un “buon bicchiere”. In gara mangio tutto quello che offrono i ristori! Chi mi ha visto durante una competizione sa che se c’è pane e Nutella, è ancora meglio

Hai dovuto/voluto sacrificare la tua carriera professionale a a favore della tua passione per la corsa? E con la corsa riesci a mantenerti?
Assolutamente no, il trail è e rimane una passione che pratico quando gli impegni lavorativi me lo consentono. In ogni caso non mi permetterebbe di mantenermi e non lo vorrei nemmeno…a 41 anni ho altre ambizioni

La vittoria più bella e la sconfitta più amara?
Per me, la vittoria più bella è quella con sé stessi. Le sconfitte, invece, fanno parte dello sport. Bisogna essere in grado di accettarle, sono dell’avviso che non tutti i mali vengono per nuocere. Basta trarne i giusti insegnamenti

Il ricordo più bello e quello che vorresti dimenticare?
Durante un’importante gara non stavo assolutamente bene. Avevo deciso di ritirarmi e, poco prima di farlo, ho incontrato una persona che mi ha dato la carica per provare a superare questo momento. Purtroppo ho dovuto ritirarmi lo stesso, ma da allora, dopo quell’incontro, stiamo facendo tanti tanti chilometri, correndo e camminando assieme, anche e soprattutto “fuori” dalla corsa (Marco ha conosciuto durante il Tor des Géants di quest’anno la fidanzata Arianna, ndr). Ricordi brutti? Non ne ho uno talmente brutto che vorrei dimenticare. Anche i momenti poco piacevoli hanno un loro perché, e ogni tanto è giusto non prendersi troppo sul serio

Da un anno fai parte del Team Salomon Carnifast. Insieme a te, tanti atleti di alto livello. Ci racconti qualche aneddoto, qualche avventura particolare?
I
l Team mi ha dato la possibilità di conoscere altri atleti che hanno la mia stessa passione e soprattutto la stessa filosofia: competere, divertirsi, essere leali con sé stessi e con gli altri, condividere. È sempre piacevole incontrare gli amici del Team prima, durante e dopo qualsiasi gara, è come una grande famiglia sportiva

La “vittoria/sconfitta” al Tor des Géants 2011 (ultratrail di 330 km e 24.000 m D+), in cui hai ammesso di aver sbagliato strada quando eri già arrivato primo, ti ha regalato popolarità e nuove amicizie. Per tanti trailer sei l’incarnazione del campione leale e pulito. Tu che cosa conservi a un anno di distanza da quell’errore?
Chi mi conosceva prima del TDG 2011 non è assolutamente rimasto stupito da come ho reagito e da come ho accettato il responso della squalifica. (Marco è stato squalificato per aver saltato l’ultimo punto di controllo sito a 10 km dal traguardo di Courmayeur, causa un errore di percorso. Dopo aver ricevuto la comunicazione della squalifica dalla Direzione di Gara, ha aspettato il secondo in classifica per incoronarlo vincitore, ndr). Chi mi ha conosciuto dopo, ha poi scoperto chi è e com’è Marco Gazzola. Un uomo che non può cambiare il suo modo di essere… perché è fatto così!

Altipiano Run Extreme. Cos’è stato? Hai altri impegni nel sociale?
È stata un’avventura sportivo-culturale con 4 amici (Nico, Giovanni, Morgan e Luca). Abbiamo condiviso momenti particolari per un progetto particolare. Non con l’intento d’infrangere un qualche record, ma per vivere qualcosa di diverso. (Si trattava di attraversare in modo concatenato il Salar de Ulyuni, il Salar de Coipasa, il vulcano Sajama, l’Huancarama, il Chacaltaya in Bolivia e infine il Macchu Picchu in Perù, ndr). Da alcuni anni collaboro con una società sportiva che segue i disabili, partecipando alle uscite invernali, e sono uno dei testimonial della corsa della speranza per la ricerca contro il cancro. Al TDG 2012 ho avuto il piacere di conoscere gli amici di “RARI non vuol dire soli” e con un’altro amico, Giuseppe Grange, abbiamo messo all’asta i nostri pettorali e abbiamo raccolto fondi per la ricerca delle malattie rare. Mi piace essere d’aiuto e vicino a chi ha bisogno e non è fortunato quanto lo sono io

Che bilancio fai di questo 2012 che sta volgendo al termine?
È stato un anno intenso. Un anno di viaggi-avventure in giro per il mondo. Brasile, Nepal, Sardegna, Bolivia, Perù e Val d’Aosta. Tutti viaggi meravigliosi e con esperienze diverse. Tantissime emozioni, scoprendo luoghi e persone particolari. Dal lato sportivo sono un po’ dispiaciuto per l’interruzione dell’Irontrail quando ero in testa e del ritiro al TDG (per problemi di stomaco). Ma come ho già detto, non tutti i mali vengono per nuocere…

Tre nomi, nel mondo della corsa o dello sport in generale, che per te sono stati importanti e perché?
Marco Olmo: una persona che mi ha insegnato a guardare sempre avanti e a ricavare anche nei momenti più duri la forza per continuare. Gazzola’s family: mamma, papà e sorella, sempre presenti a incoraggiarmi e sempre pronti con una parola anche quando le cose non vanno bene. Arianna: ci siamo conosciuti durante una gara in un particolare momento. Condividiamo le stesse passioni, non solo sportive. Con il suo sorriso, la sua energia, la sua voglia di vivere e la sua positività mi dà sempre la carica

Concludo con la classica domanda: il tuo sogno nel cassetto?
Continuare a praticare il trail per passione: viaggiare (anche a piedi) sempre alla scoperta di posti nuovi, vicini e lontani

Foto: Marco Gazzola

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