Non si può fermare un dado…

Non si può fermare un dado intaant che l’è dree a girà E gira senza sapere su quale faccia poserà la sua sorte. Futuro ignoto, sì, ma presente che conosco bene e che vivo seguendo il mio istinto e le mie regole. Nessuna voglia di correr forte, ora, ma solo voglia di solcare i sentieri, il più a lungo possibile, e respirare silenzio.

E lo guardo questo dado e continuo a lasciarlo ruzzolare. E dopo i 20 km in montagna dell’altro ieri anche oggi mi ritrovo a correre sui sentieri, nel tardo pomeriggio. Non si dovrebbe ripetere ma chi se ne frega! Salgo piano, all’inizio, ma poi aumento e aumento ancora perchè ho voglia di farlo. Porto il corpo verso il suo limite. Porto il corpo fin su alla vetta. Respiro ora. Il mio compito l’ho fatto. Cavoli se l’ho fatto! Ora, sì, mi godrò il su e giù tranquillo dalle vette, di corsa, seguendo solo il mio istinto e non la mia testa.

L’erba alta che fruscia sulle gambe, il sudore che cola sulle braccia, il canto degli uccelli, la terra che sporca le caviglie, il peso dei cinghiali sul sentiero, il sole che illumina le creste, il dolore delle cadute sulla roccia, il brusio del vento, il grido del falco, il respiro che ritmico seguo, il mistico capriolo, la foresta come mare tutta sotto e io solo in cima, le croci risplendenti sulle vette attorno, la pianura con le sue case e le sue persone così lontana laggiù, il silenzio di un giorno al suo tramonto… Ma l’uomo non è bene che sia solo e allora si riscende, si ritorna, si ricomincia a correre all’ingiù soffrendo la stanchezza, soffrendo la fame, con il sole negli occhi, col sorriso nel cuore.

Altri 20 km, altre emozioni che rigano il volto sudato, altre facce di un dado che continua a girare e che nessuno ha voglia di fermare.

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