D’altronde sono nato di mercoledì

Mi aveva visto passare sotto il suo ramo. Almeno così credo perché lo sentii spiccare il volo da dietro le mie spalle. Pochi battiti d’ali ed era già al mio fianco. Non parlò subito ma io d’altronde non gli domandai nulla.

Era un bel po’ di tempo che non mi ritrovavo a correre al tramonto. Quella grossa palla rossa mi stava morendo davanti agli occhi e io non osavo cambiare direzione. Gli andavo incontro gustandomi i suoi ultimi attimi. Un sole carico di tutta quella vita che aveva illuminato nel suo lungo arco quotidiano. Deve averne avuto le palle piene, pensai. A saperci leggere dentro se ne sarebbero viste delle belle. Da venirci fuori matti. Forse era proprio per questo che ne aveva le palle così piene e ciao ciao mondo, almeno per oggi. Poi le cime degli alberi se lo presero nel loro abbraccio e io cambiai direzione buttandomi nei sentieri del bosco.

L’aria fredda della sera mi stava graffiando le gambe. Una bella sensazione a dire il vero se non fosse stato per quello svolazzarmi di lato. Fu allora che mi rivolse la parola. “Quindi te ne corri al buio?” Il grosso corvo nero sembrava trovarsi a suo agio tra i rami bassi del bosco. Ma neppure io mi sentivo a disagio nel saltare radici e sassi anneriti dalla notte che avanzava. “Come vedi..“, fu tutto quello che seppi rispondere. E doveva già considerarsi fortunato.

Stavolta credo che ne abbia viste troppe“, continuò il corvo nel suo discorso. Fece una bella evoluzione attorno alla betulla e si fermò poco avanti sul suo ramo. Non era la prima volta che lo incontravo. Arrivava sempre all’imbrunire. Aspettava un attimo e poi iniziava a beccare. Dapprima in superficie e poi sempre più nel profondo. “Stavolta non farà più il giro da sotto. Si, ne ha viste troppe. Se fosse intelligente non lo rivedremo. Io non albeggerei se fossi in lui“. Gli occhi neri sapevano essere convincenti. Ma lo avevo già incontrato come dissi. Continuai a correre e lui rispiccò il volo.

Tu non credi?” chiese dopo avermi raggiunto. Le ali nere e grosse facevano sempre più rumore. Ma era la suggestione della notte. Come ogni volta. Quando non si vede bene il fondo e si avanza a tentoni sembra così difficile appoggiare il piede. E così forti sono i rumori. Si ha il terrore che una radice salti fuori all’improvviso proprio per farti un dispetto. Maledetta lei e maledetto quel sassolino lì. E quegli occhi di gufo. Maledetti pure loro. Non è forse un sicario quello che mi sta venendo incontro? “Si un sicario!” gracchiò subito il corvo leggendomi i pensieri. Un tuffo al cuore. Le gambe vacillano. Gli occhi iniziano a cercare una via di fuga.

Seguimi! presto! Ti guiderò io! Presto” Il rumore delle sue ali diventò così assordante da coprire ogni altro suono. Non ho che seguirlo. Maledetto pure lui. Maledetto quel suo ghigno. Il sole non tornerà. Ne ha viste troppe. E’ vero, ha ragione il corvo. Maledetto anche il sole. Maledetti tutti. E maledetto questo frastuono d’ali. Così forte.

Ma così vuoto.

Poi arrivò come un eco lontano. Una nostalgia se devo essere preciso. E maledetti pure i precisi pensai tra me. Un calore iniziò a picchiettarmi le gambe. Non sto più correndo? Che ci faccio qui fermo? Alzo di poco la testa e la vedo. Tra gli alberi. Anche il corvo la vede e inizia a vorticare le ali ancora più forti e a gracchiare. Mamma mia come gracchia sto qui. Ma ne è circondato ormai. Ed è solo un corvo ora che una grossa e bianca e limpida luna ne delinea i contorni. Porta in sé il riflesso del sole.  “Quindi risorgerà anche stavolta!

Crah!” disse il corvo infuriato. “Crah crah“, gli faccio il verso vedendolo volare via da una pianta. Quella pianta che ora alla luce della luna piena non sembra proprio più un sicario assassino. ” Adesso sei tu ad averne le palle piene!!

Non farti grosso ora“, mi rimprovera calma la luna. Anche lei ha ragione ma noi uomini siamo fatti così. Riprendo a correre guardando in faccia la luna che sale alta nel cielo. E canto. Dignitosamente stonato, ma canto.

D’altronde sono nato di mercoledì.

E di mercoledì il buon Dio creò i due luminari nel cielo.

(Ps. Poi creò anche noi, stolti e bulli. Ma gli piacque così. Per fortuna)

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