Le nostre avventure quotidiane

notte-nel-bosco-occhiSiamo come bambini noi runners. Ci basta veramente poco per crearci la nostra avventura quotidiana. Una mezza luna in cielo, un sentierino nella notte, la nebbia tra le gambe. E il dopolavoro si trasforma in un mondo misterioso da attraversare con le scarpette ai piedi.

Questa sera ad esempio c’era un gatto nero fuori dalla casa stregata sotto il ponte di Cairate. Stava giocando a poker con due conigli dalla coda bianca. Passando di corsa ne sbirciai le carte al chiarore di luna. Quattro assi nella mano del gatto annunciavano una rissa. Io mi allontanai veloce. Sul banco giacevano già due assi giocati dai conigli…

Più avanti il sentierino buio serpeggiava tra i tronchi scuri del bosco. Ne seguivo l’andamento solo grazie al blando chiarore delle foglie cadute a terra. Un tappeto srotolato lì per chissà quale re. Io intanto ne sfruttavo la scia sperando di non essere arrestato per vagabondaggio da qualche guardia reale. E’ per questo forse che non porto la pila frontale. Meglio l’oscurità anche se l’andatura ne risente un poco. Ma non è di quella che bisogna preoccuparsi. Sono piuttosto i sorrisi da temere. Quelli che possono spuntare da un momento all’altro dietro ogni albero. Quelli che ti offrono un palloncino. Quelli dei pagliacci notturni.

Meglio affrettare il passo anche se tra i vari bivi su e giù perdo l’orientamento. Qui tutto è buio e sinistro. Gli occhi di gufo si accendono e spengono come un faro. Seguirò quella direzione. Una nebbiolina sale dalla terra umida. Mi tocca scalciarla ad ogni passo creando piccoli vortici irregolari. Chissà quale magia stanno creando là sotto. Deve essere qualcosa di potente dal momento che le mie gambe riprendono vigore. Aumento il passo, spunto fuori da un bosco, attraverso un campo arato con la palta fin sopra le caviglie e mi rituffo in un altro bosco. Lassù tra le foglie nere si intravvedono le luci di una cittadella. Un campanile rintocca sette volte. Forse è Fagnano. Se così fosse qui dovrebbe esserci una sbarra di ferr…ahiaaa! Oih oih… Si quello è Fagnano. Lo dicono le mie tibie…

I punti di riferimenti ritornano a farsi vedere. La strada si allarga. Qualche luce illumina i miei piedi. L’avventura staRugiada per finire. Per questa sera può anche bastare. Nella tasca ho ancora i diamanti raccolti due giorni fa tra l’erba dell’Olona. Anche quella era un’avventura di noi bambini. Lì non avevo corso. Avevo camminato con ancora le gambe stanche dalla gara del giorno prima. Ero andato a Serravalle Sesia (VC) per correre l’Ammazzainverno. Un’altra avventura dove ero giunto 4° dietro Gugliemetti, Gattoni e Finesso in una corsa che sembrava più da montagnini che da stradisti. Ma ormai son passate troppe avventure per raccontarla. Guardo uno di questi diamanti. E’ blu come il cielo d’estate. La chiamano rugiada ma se ci guardi dentro ci vive un mondo tutto suo. C’è un intero esercito che sta marciando oltre quelle mura. Forse domani correrò lì. O forse no.

Sta di fatto che alla radio hanno detto che questo inverno nevicherà abbondantemente. Nevicherà! Avete capito? Ma vi potete anche solo immaginare quante avventure si potranno creare nei nostri dopolavori quotidiani?

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