Il volo dell’airone

E’ una frazione di tempo infinitesima eppure sembra eterna. E’ l’istante prima della ripetuta. Non la prima. Il petto ancora sobbalza ed il corricchiare del recupero l’ha fatto solo calar di frequenza ma non quietare. Gli occhi persi in basso. La mano sul cronometro. Il sole tenue d’inverno sulla faccia. So che manca poco e soffrirò ancora. Allora respiro e conto le frazioni di secondo sperando che fossero minuti. Ma bisogna ripartire. Voglio ripartire. Ancora una.

Alzo gli occhi sull’erba bagnata di tramonto. I chiodi penetrano nella terra pronti a graffiare. Non si può rimandare ancora. Respiro. Nuovola bianca spostata dal vento. I muscoli vanno in tensione, il vento cala, le allodole tacciono… e parto!

Come aratro avanzo solcando il prato. Locomotiva che stantuffa. Fango che si alza. Il corpo danza armonico ma l’orizzonte è ancora lontano, troppo lontano. E la sofferenza si riappropria del mio tempo divertendosi a penetrare tra le lancette rallentandole perchè fermarle non può.

Ed è qui, con i miei occhi che anelano il solco laggiù, termine ultimo del mio soffrire, che arriva lei. Arriva anticipata dal sordo battito d’ali. Ad un metro da terra. Ad un metro dalla mia spalla. Leggera, elegante, al mio passo. Io la guardo. Lei mi guarda. Airone dal ciuffo nero illuminato dal sole che plana per prendersi un po’ della mia fatica. Sembra sorridere. Sembra farmi un cenno d’intesa. Ruota il suo lungo collo verso destra e vira riprendendo a volteggiare le ampie ali bianche. Il mio collo è già virato verso destra e non resta che seguirlo con tutto il resto del corpo. Lei davanti ed io in scia, a due metri. Attraverso un campo, salto un fosso, sormonto un rialzo fin sulla riva del fiume dove rallento, dove mi fermo, dove la guardo volare via oltre la sponda opposta, oltre la scarpata, oltre le cime degli alberi illuminate da questo silenzioso tramonto d’inverno.

Guardo il cronometro e non vi ritrovo più immischiata dentro la sofferenza. Fermo il tempo. Respiro scrutando il cielo. Il freddo penetra sulla pelle sudata. Respiro e voltandomi ritorno indietro corricchiando. Il petto sobbalza ancora, il tempo torna a fuggire. La mano sul cronometro. I chiodi sulla linea. Ancora una…

Foto di Matteo Di Nicola

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6 Risposte a “Il volo dell’airone”

  1. Hai descritto perfettamente quello che si prova nel correre le ripetute e lo hai fatto come sempre in modo fantastico. Sei unico.
    In che prati eri ad allenarti?

  2. Grande Matteo, incredibile questa perfetta descrizione della fatica (a cui si vorrebbe spesso sfuggire)e della grande forza di volontà necessarie negli allenamenti di ripetute.

  3. Mai banale. Ma l’airone volava veramente al tuo fianco o era una metafora? Sei il Numero 1!!!!!

  4. Grazie 🙂
    I prati erano quelli sull’Olona dove spesso volano gli aironi. Ed è stato da brivido quando mi si è affiancato uno di loro e mi ha guardato e accompagnato a un metro di distanza per un tratto della mia corsa!!

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