Il Tor des Géants di Roberta Veronesi

Dal sito di Fiatocorto ecco il racconto dell’impresa di Roberta Veronesi al Tor des Géants 2012:

Quando leggevo …”Tor des geantès, la gara più dura del mondo! “mi domandavo …”ma cosa sarà mai?”,adesso lo so.

E’ difficile descrivere cosa sia questa gara, impossibile paragonarla ad altre, se mi chiedessero di trovare un termine per definirla direi … INVEROSIMILE, quasi impossibile da credere . Quando si entra nella voragine del Tor, tutto diventa surreale, si esce dalla realtà, per mesi e mesi  tutto ruota intorno a lui, si diventa come dei treni in corsa che nessuno può fermare se non a quella stazione  dove a scendere saranno solo pochi prediletti. Per forza maggiore io sono scesa a qualche stazione prima, senza rimpianti, sicura di avere  fatto tutto quello che mi era possibile fare e forse anche un po’ di più. La sofferenza fisica è arrivata prima di quella mentale così, di colpo, senza preavviso, come una pugnalata alle spalle.

Stava andando tutto per il meglio, mi sentivo forte, avevo preso il ritmo, quelle montagne ormai erano il mio mondo, la mia casa, come lo zaino che avevo sulle spalle… eh si…. anche quello diventa una parte di te. Ogni piccolo spazio è occupato da qualche cosa che potrebbe salvarti da situazioni difficili, tutto quello che serve in una casa, al Tor, è in quello zaino. Erano ormai 4 giorni che viaggiavo, avevo scalato colli, affrontato ripide discese, avevo fatto il conto con la mancanza di sonno e con le allucinazioni, con le notti fredde e buie, con la solitudine, con i pensieri che in quelle condizioni affiorano in ogni momento, mi sentivo forte, sicura …  ero quasi al 200esimo km, per me iniziava il conto alla rovescia!!! Era fatta!!!

Era mercoledì pomeriggio, una delle tappe più impegnative, un piccolo fastidio al ginocchio … faccio finta di non sentirlo e vado avanti, colli dopo colli…. il dolore aumenta, decido di lasciare il gruppo. Mi fermo a riposare qualche minuto ad un bivacco, prendo un antidolorifico, mi fascio, riprendo. Ho perso tempo, devo recuperare, bisogna correre. Il male ritorna, sempre più forte, rallento, riprendo, riposo , mi trascino…. Io quel cancello lo devo passare…. faccio qualche conto, potrei farcela……  mi butto giù per le rocce  fino al controllo. Al volo prendo qualcosa da mangiare, lo infilo nella tasca dello zaino, riparto per il col Lasoney. Ho ancora un ora di luce, devo fare in fretta, sulle rocce al buio è pericoloso!!! Raggiungo Iwanaga, il giapponese che ha condiviso con me parte della gara. Saliamo con un passo veloce, ma la notte arriva prima della cima. Fa freddo, il vento è fortissimo, il ginocchio fa sempre più male, un bastoncino si spezza …  è la fine, ma io non mollo!!!

Finalmente la vetta, non c’è tempo da perdere, ma la dura discesa mi presenta il conto….. non riesco più a camminare, mi trascino  …ogni passo una lacrima, il freddo mi entra nelle ossa, inizio a tremare sempre di più, non sento più i piedi, la nausea, il sonno ….sono rimasta sola, devo fare qualche cosa,  la situazione si fa grave!!!

Da lontano sento dei campanacci, spero in una stalla, la speranza ritorna, penso a chi mi aspetta a casa, devo resistere per loro … inganno la mia mente pensando a situazioni piacevoli e finalmente il miracolooooo !!!! Una baita, dei pastori … è fatta, sono salva!!!

Mi fanno entrare, sembra di fare un salto indietro nel tempo … il fuoco in un angolo, la coperta sul pavimento di legno che separa dalla stalla sotto ai miei piedi. Mi sembra di passare da un sogno all’altro, mi sento Alice nel paese delle meraviglie!!! Mi coprono, mi danno da mangiare e da bere del thè, sono gentili, mi addormento seduta su di uno sgabello vicino al fuoco, li sento parlare, vorrei intervenire nel discorso, ma non ho le forze, le parole non mi escono dalla bocca e gli occhi non riescono ad aprirsi. La porta della baita si apre, due ragazzi entrano, mi dicono qualcosa, non capisco, mi coprono, mi prendono in braccio, non ho la forza di chiedere nulla, li lascio fare. Siamo al buio, sul sentiero, i ragazzi si alternano a portarmi in spalla … non arriviamo mai, sono stanca, crollo !!!

Ma dove sono? Il profumo di lenzuolo pulito, il caldo di un camino, una torta fresca su di un tavolino, un caffè caldo, fuori il sole … ancora le allucinazioni? Mi giro, un ragazzo della forestale mi spiega tutto, mi dice che sono nella sua baita e che devo fare in fretta, un elicottero sta per arrivare per portarmi in ospedale! Adesso ricordo, al primo passo il dolore al ginocchio mi fa riaffiorare tutto nella mente!!!

Il mio Tor finisce al 200° km con tanta soddisfazione, felice di essere arrivata fino a qua, contenta di come siano andate le cose, nessun rimpianto, sono serena…. il mio Tor ….io l’ho vinto!!!!

Per me il Tor era un viaggio e non solo su e giù per le montagne, ma anche dentro di me, dal Tor volevo delle risposte che ho avuto, quindi posso ritenermi contenta e se qualcuno mi chiedesse se consiglierei questa esperienza … risponderei che se non ci sono delle buoni motivazioni forse è meglio di no!!! Per me il Tor è l’inizio di una nuova vita!!!

Appena mi sarà possibile voglio ringraziare di persona tutti voi che il Tor l’avete fatto con me, seduti sui vostri comodi divani!!!  Vi voglio bene!!! Roberta! 

Chi arriva prima è superiore agli altri concorrenti. Chi si ritira è superiore alla gara!”

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3 Risposte a “Il Tor des Géants di Roberta Veronesi”

  1. Grazie Matteo di aver aggiornato la mia situazione durante la gara e di aver pubblicato il mio racconto!!! Forse anche tu un giorno farai questo viaggio!
    Un abbraccio, sei sempre il migliore!!!

  2. ciao Roberta,
    non so se ti ricorderai di me ma io di te molto bene..
    quel fatidico giorno ero la scopa da Niel a Gressoney!
    Mi ricordo bene il tuo viso, la tua stanchezza nelle ossa, di averti parlato per un quarto d’ora di fila e non averti convinta di scendere fino al punto di controllo di Loo… di averti obbligato ad alzarti, di averti vestita con la mia maglia, la mia giacca, la mia fascetta, tutti gli strati che avevi nel tuo zaino ed averti portata sotto braccio fino al punto di di incontro con gli uomini di rinforzo che ti hanno portato a spalle alla baita.
    Mi ricordo bene che ti addormentavi sulle spalle di Ulrico che di peso ti portava giù mentre suo fratello ti teneva perchè saresti caduta di lato ad ogni passo…
    mi ricordo molto bene anche il tuo GRAZIE e la tua tranquillità quando ti abbiamo messa a letto e detto che l’indomani ti avremmo spiegato tutto!!
    Ora dopo aver letto queste tue parole dico grazie a te per aver saputo descrivere con passione il vero succo del Tor des Geants.
    Un saluto grande dalla valle del Lys

    STefania

  3. Non hai idea di quanti amici che neppure corrono e di quanta gente che neppure conoscevo che ogni giorno al lavoro oppure attraverso l’e-mail mi chiedevano: “Allora come va la Robertina? A che base vita è arrivata la Scilla? E Julia, Fabio e Vincenzo?”
    Voi del Tor siete stati creatori di emozioni e ci avete fatto sognare di essere lì con voi nelle notte stellate, nei prati assolati, sulle cime affilate. Ancora grazie veramente!!

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