Ciao caro nonno mio

Oggi è giorno di primavera, giorno di rinascita, giorno di risveglio per la natura assopita dal lungo inverno. E tu, caro nonno mio, hai pensato bene di far tuo questo giorno per risvegliarti lassù nel cielo. Altro che tiepido sole terreno, tu hai giustamente preferito sbocciare tra i caldi raggi dall’Eterno Sole. Tu che per troppi giorni sei stato addormentato con tutti quei tubi attaccati che ti facevano sembrare il povero Cristo sulla Croce. Ma la mano di quel Cristo deve proprio esser stata dolce quando in questo giorno di primavera ti ha toccato e dolcemente ti ha invitato ad alzarti.

E già lo vedo il tuo sorriso, ancor più bello di questo che ora scruto malinconico in questa foto. Il tuo deve esser stato il sorriso più vero, dolce e nobile di tutta la tua vita. E con quello stampato sul volto hai iniziato a guardarti attorno, meravigliato della bellezza che il buon Dio ti ha preparato. E ora tu lo vedi, realmente, adesso. E immagino lo spalancarsi dei tuoi occhi nell’incrociare di nuovo, su invito di Gesù, il volto di tua moglie. Quanto amore deve esser scoppiato! E hai sbirciato il tuo Signore e al suo cenno di assenso ti sei lanciato verso di lei.

E poco dietro ecco i tuoi genitori che ridevano nel ritrovare il loro figlioletto. Il loro piccolo Andreino come ogni tanto ti chiamavamo noi nipoti. Il Sciur Andrea, il cartulè de l’Isola. E con quel tuo fare sempre allegro, tra una linguaccia e un abbraccio, hai iniziato i mille incontri di amici passati. Certo che ne avrai da raccontare caro nonno mio. Cento anni di vita vissuta, sempre a testa alta, con la tua cocciutaggine di voler sempre far da solo.

Ed ora chissà se stai narrando delle bastonate che tiravi a fascisti e comunisti in tempo di guerra cercando magari di non farti sentire dal Padrone di casa. Quel Padrone, Signore e amico allo stesso tempo, a cui comunque non sai più togliere gli occhi di dosso. E lo sbirci, e lo scruti da dietro le spalle degli amici quasi ad aver paura di perderlo, anche mentre sei intento a mimare il rumore di legno spezzato oppure mentre racconti a tutti dei tuoi figlio: una madre, un padre ed un prevost che l’è divetà monsciur.

Certo che deve esser proprio una bella vita lassù caro nonno mio. Ma ora è giunto il momento che ti saluto. Divertiti e cerca di riposare. Ma non troppo mi raccomando perchè quaggiù c’è ancora bisogno di te. E se nel tuo dolce passeggiare ti capita d’incontrare l’umile ed alta  Donna, ecco, con un sol cenno del capo, indica a lei questo piccolo uomo che ancor vaga per la piaggia diserta e ricordagli che lei mi è madre ed io suo figlio.

Ciao ancora caro nonno mio. Già mi manchi.

 

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